Programma
Tecnico
Impostazione
Teorica
Corsi Stage e
Conferenze
  Articoli Multimedia Links
Library
  FAQ
Circolo della Nuvola Bianca   Chat
...PENSIERI
 << pagina 2

<<Entusiasmo e Passione non vanno mai confusi; L'Entusiamo è un sentimento e come tale precede la Passione, ma una volta nata la Passione, essa va continuamente alimentata e accudita, come fosse un essere distinto nato dal nostro spirito, altrimenti essa si consuma e muore.
Lo stesso vale per l'Amore che si instaura fra due persone, esso non è un sentimento; L'Innamoramento è il sentimento che genera l'Amore, ma una volta nato, esso va quotidianamente accudito e alimentato come fosse il primo figlio della loro unione, altrimenti in poco tempo esso si consuma e muore.>>

Centro Studi Gongfu Tradizionale

<<Ai tempi di cui vi sto parlando, erano costituiti due stati: la terra di Yin e la terra di Yang.
Yang comprendeva la parte luminosa ed era abitata e retta dagli uomini. La terra di Yang era arida e infuocata, la luce così forte da stordire. Gli abitanti avevano sviluppato scienza e tecnologia. Le loro forme d’arte erano fondate sull’esattezza. Nella terra di Yang gli uomini avevano costruito una città di pietra e acciaio, bassa, cupa e serrata, perché i loro occhi avevano sete d’ombra.
Yin si estendeva sulla parte oscura ed era abitata e retta da donne. La terra di Yin era umida e notturna. Nero il cielo, stelle innumerevoli e due lune rosate accendevano la notte. Era una terra di acque e foreste. Le donne che abitavano quei luoghi avevano sviluppato facoltà medianiche, sapevano curare i mali del corpo e dello spirito con la forza del pensiero e praticavano la magia. Non avevano codificato forme d’arte, ma ciascuna sviluppava in ogni gesto quotidiano il proprio concetto di bellezza. Avevano costruito una rete di villaggi, di torri vertiginose e leggere, fatte di legno e cristallo, perché avevano fame di luce.
Il compito della riproduzione era affidato a certe macchine chiamate “grandi madri”: stavano nella zona di confine; nessuno sapeva più quando e come fossero state costruite, ne come funzionassero.
Nella penombra, attorno alle Grandi Madri, avveniva che gli abitanti delle due terre si incontrassero, le donne accecate dalla luce e gli uomini dal buio. Quando si parlavano, a ciascuno risultavano oscuri parole e significati dell’altro. Nei secoli la lingua si era trasformata in due dialetti differenti. Uno netto e fondato su una sintassi che definiva ferreamente relazioni di conseguenza e dipendenza. L’altro fluido e indeterminato, poiché ogni parola assumeva significati diversi secondo l’intonazione e l’occasione in cui veniva pronunciata.
Yin chiamava “macchina”, senza fare differenze, tutto quanto si muove o lavora senza avere consapevolezza di sé, ma poteva scegliere tra 28 vocaboli diversi per dire “tristezza”.
Yang chiamava “star male” ogni sensazione di disagio, però era in grado di definire e misurare perfettamente qualsiasi entità fisica e distingueva tra 22 tipi diversi di bullone.
Né l’uno né l’altro dei due dialetti aveva una parola che significasse esattamente “felicità”.
Dunque, poiché si era smarrita la parola, restava solo, inespresso, un sentimento di incompiutezza che ognuno cercava di colmare secondo il proprio ingegno e il proprio sentire, accrescendo le proprie capacità o il possesso di beni.
Accadde gradualmente, ma accadde: nei singoli aumentava la sensazione di mancanza e questa si trasformò in irrequietezza e nel desiderio di un “altrove”. Si generò un’ostilità blanda e la parola “straniero” assunse una connotazione minacciosa che prima non aveva...

...Questo fece apparire legittimo dichiarare un certo disprezzo per gli abitanti dell’altra terra ormai troppo diversi, e, in quanto diversi, inferiori.Così l’assenza del concetto di felicità generava un vuoto che chiedeva di essere colmato. Dunque in ciascun popolo si manifestò la certezza incrollabile che il territorio dell’altro fosse ciò che bisognava procurarsi. E ciascun popolo si preparò alla guerra. I contatti nella zona d’ombra vennero interrotti e le grandi madri rimasero sterili e abbandonate. L’odio per il nemico venne accresciuto diffondendo dicerie sulla sua crudeltà. I due popoli progettarono armi: d’acciaio, che sputavano fuoco, che potevano correre e volare, con zanne affilate, gli uni. Gli altri distillarono veleni, pozioni che potevano succhiare in sé la volontà del nemico.
Le due armate si mossero: l’esercito dell’ombra entrò nella luce, quello della luce entrò nell’ombra. Ma le pesanti macchine Yang sprofondavano nelle paludi, le armi alate si perdevano nel buio e si impigliavano nelle cime degli alberi, la pioggia spegneva i fuochi. Il freddo e l’umidità penetravano nelle ossa dei guerrieri Yang, le armature si riempivano di muffe. I veleni di Yin evaporarono nei loro alambicchi prima che fossero usati, i cristalli si spaccarono appena furono esposti alla luce.
I pallidi visi delle donne Yin vennero bruciati dal sole e i loro occhi si arrossarono, piangendo lacrime che asciugavano senza nemmeno essere piante.

Le armate furono sconfitte ancora prima che la guerra fosse combattuta, la ritirata fu rapida e devastante. Nelle città erano rimasti solo gli anziani e i bambini, che avevano percepito che le armate, ritirandosi, avevano abbandonato esseri consapevoli e tormentati dal dolore.
Le donne erano scese dalle torri e si erano sparse cercando alla luce delle lune.
Trovarono i guerrieri Yang feriti, li raccolsero e a fatica li portarono nelle città.
Restarono sconcertate: erano scuri e giganteschi, le loro armature magnifiche e scintillanti , sotto il muschio che veloce le ricopriva.
Il popolo di Yang, raccolse le creature dal volto pallido e dalle membra delicate. Sollevarono i loro corpi abbandonati, sorpresi dalla loro leggerezza e dal profumo che emanavano.
Ognuno si trovò di fronte al nemico, ma era un nemico debole e ferito, un nemico che ascoltava le parole dei vecchi, giocava con i bambini, capiva i modi, usanze e pensieri diversi dai propri. Ciascun popolo decise di dichiarare sé stesso vincitore. Ciascun prigioniero venne restituito alla sua gente e alla sua terra. Tornando raccontò com’era la terra che aveva conosciuto. Ascoltando i racconti, Yang desiderò maggiormente la notte e Yin il giorno. Presto sarebbe scoppiata una nuova guerra, se gli ambasciatori non fossero stati i prigionieri, se questi non avessero conosciuto il linguaggio dell’altro popolo, se non fosse nato un vocabolo che prima non c’era, che spiegava perché ciascun popolo voleva appropriarsi della terra dell’altro: “bisogno”. Ne aveva bisogno. Stava proprio tutto lì quello di cui sentiva la mancanza.
Vi furono molte trattative, ma alla fine qualcuno propose di pensare un confine che unisse, anziché dividere. Ma un confine è come una ferita. Se si riuscisse a pensare ad un confine che è come un abbraccio, quello sarebbe un confine che unisce.
Le donne colonizzarono una frazione dei territori luminosi e gli uomini si stabilirono in una parte della zona oscura. Il legno fu unito all’acciaio, il cristallo alla pietra.
Sorsero edifici che non somigliavano a niente che fosse stato costruito prima...

...Quando il primo edificio fu terminato, era bellissimo, e gli uomini di Yang e le donne di Yin, per lo stupore e l’entusiasmo, si abbracciarono, infrangendo l’antica regola.
Allora il pianeta tremò. Quel mondo immobile aveva cominciato a ruotare su se stesso. Il primo tramonto fu meraviglioso.
>>

Racconto Taoista

<<La verità si troverebbe nel mezzo...Nient'affatto! Solo nella profondità!>>

 Arthur Schnitzler